NUOVI PUNTI DI VISTA

Riprendo dall’articolo di risposta: “criticavo semmai il loro diffondere soltanto disperazione e il farlo con uno strumento, la poesia, che – a torto, secondo me – molti poeti pensano debba parlare soltanto all’irrazionale e quindi alla fragilità umana”, ma non dico che la poesia debba parlare solo dell’irrazionale e della fragilità umana, dico che possa anche, e legittimamente, parlare anche di questo, mentre nell’articolo iniziale su Ferlinghetti mi sembra di vedere una critica al fatto che la poesia parli di questo.
“certo si è che farne, come Ginsberg, Borroughs, ecc. e gli stessi poeti maudits con l’assenzio, un aiuto per l’allargamento della coscienza non è, a mio parere, una grande dimostrazione di comprensione nei confronti di lettori particolarmente sensibili, come sono di norma quelli che leggono di poesia.” torno a non vedere chiarezza in questa frase, cioè i lettori di poesia, particolarmente sensibili, dagli scritti dei beatnick o dei maudits verrebbero spinti all’abuso di droghe e alcool?
Sulle “devianze” mi spiace che non ci sia una messa in discussione del fatto che le sessualità LGBT+ siano considerate “devianze” rispetto all’eterosessualità posta come “norma”, invece che proporre una visione diversa e più allargata in cui l’eterosessualità, a pari di omosessualità, bisessualità e asessualità sia vista come una delle varianti della sessualità umana; dal momento che ritengo che quel “sesso solo come sangue sperma e cattivi odori” sia il sesso a cui si sono ritrovati costretti le persone omosessuali e bisessuali per vario tempo, non potendo vivere la propria sessualità in altro modo essendo, poiché posta a “norma”, l’eterosessualità l’unica sessualità vivibile alla luce del sole, e a riprova di ciò si può notare che a parlare di una sessualità solo come ” sangue sperma e cattivi odori” sono autori omosessuali che hanno vissuto quell’epoca in cui la loro sessualità non poteva essere espressa e non provenienti da ricche famiglie (sia Siti che Busi provengono da famiglie popolari).
Piccola precisazione sulla frase “io sono un comunista e credo di non dover precisare che per cambiare il mondo, fare la rivoluzione, che non è un atto singolo ma un percorso, servono anche i devianti, i normali, i maschi e le femmine”; mi dispiace ma si, và precisato che sono inclusi ANCHE i devianti e che con la frase “con i devianti non si fà la rivoluzione” si intende che “con SOLO i devianti non si fà la rivoluzione”, visto che purtroppo più che spesso le persone devianti dalla norma eterosessuale vigente si sono vista sbattere in faccia le porte anche da formazioni comuniste perché la loro sessualità veniva additata come “vizio borghese”, cosa che alcuni reazionari che si annidano anche in formazioni comuniste pensano ancora, quindi chiedo chiarezza a riguardo perché alcune persone potrebbero leggervi l’ennesima porta sbattuta in faccia.
Sull’arte per l’arte mi dispiace ma non posso trovarmi d’accordo sul rifiutarla in toto, apprezzo anche l’arte impegnata, ma a volte guardando un’opera pittorica o scultorea o leggendo un’opera letteraria voglio solo apprezzarne la bellezza, senza messaggi sociali, che non significa per forza “in gruppi politici, intellettuali e artistici autoreferenziali”, ma semplicemente un voler prendersi dei momenti per apprezzare la bellezza di un’opera in sé senza altri significati, vogliamo chiamarla “masturbazione mentale”, e va bene, sia, ogni tanto non vedo cosa ci sia di male se alcune persone vogliano apprezzare delle opere artistiche o letterarie per semplice “masturbazione mentale”, chi non vuole o non ama quelle opere non è obbligato a farlo, posso solo assicurare che non rende ciechi e che gli occhi sono ben aperti.
Ma il mio apprezzare molte opere dell’arte per l’arte non è il focus su cui voglio accentrare il mio intervento, penso sia pacifico che chi ama l’arte per l’arte sia giusto e legittimo che la possa apprezzare e che anzi possa avere anche a livello economico i mezzi per apprezzarla (mi viene in mente il gioco degli scacchi, nato come elitario ma diventato nella Russia Sovietica popolare grazie al socialismo che lo aveva aperto a tutto facendolo uscire dall’elitarietà da cui era nato, così come la gratuità o l’abbassamento di prezzo di musei e teatri e l’apertura di sempre più biblioteche pubbliche possono aiutare il diffondersi di arte, impegnata e non, a chiunque lo desideri e non solo per chi ne ha i mezzi); anzi in questo intervento voglio uscire dal dibattito e proporre un nuovo argomento, proporre un nuovo punto di vista sulla questione della sessualità e della “norma” in essa.
Voglio ragionare in questo intervento sull’idea, imperante, che l’eterosessualità sia la norma e le altre sessualità siano devianze da essa, idea che non si trova solo in reazionari e omofobi, ma purtroppo ben radicata nella cultura mainstream anche tra persone progressiste, anticapitaliste e impegnate anche contro l’omobitransfobia;
già nel ’48 il biologo e sessualogo Alfred Charles Kinsey propose una visione della sessualità in cui l’eterosessualità e l’omosessualità sono solo due antipodi di una varietà sessuale più ampia, presente nell’umanità, e che prevede anche varie forme di bisessualità, da una bisessualità aperta parimenti a più generi ad una che si avvicina di più ad uno degli antipodi, l’eterosessualità, preferendo maggiormente ma non unicamente l’altro genere, e ad una che si avvicina all’altro antipode, l’omosessualità, con una maggior preferenza per il proprio genere.
La visione di Kinsey fu messa in discussione dallo psicologo Michael Storms nel 1980, non per riproporre l’eterosessualità come norma, ma per proporre una visione più ampia in cui ai due antipodi dello spettro sessuale verrebbero poste l’asessualità e la pan/bisessualità, mentre l’eterosessualità e l’omosessualità potrebbero essere viste come delle variabili tra le due, delle sessualità che avrebbero mancanza di desiderio sessuale (asessualità) solo verso il proprio genere (eterosessualità) o verso l’altro (omosessualità), mentre le bisessualità con una maggiore attrazione verso un genere sarebbero, appunto bisessualità con un maggiore desiderio sessuale verso un genere.
Tali modelli, ben conosciuti a livello accademico in ambito psicologico, sessuologico ma anche antropologico purtroppo non sono conosciuti e non vengono divulgati a livello popolare, portando alla non messa in discussione della “norma” eterosessuale vigente nella cultura mainstream, cosa che porta al vedere ancora le sessualità non eterosessuali come “devianze”, e da qui la proposta di questo mio testo: vogliamo finalmente mettere in discussione tale norma e non vedere più le sessualità LGBT+ come devianze, ma cominciando semmai a guardare all’eterosessualità non più come “norma” ma come una delle tante variabili della sessualità umana?

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